I monumenti megalitici in Europa.

Con il termine monumento megalitico vengono indicati vari tipi di costruzioni in pietra, realizzati utilizzando blocchi di grandi dimensioni. Si tratta di strutture presenti in tutta l’Europa, ma prevalentemente nella parte centro-settentrionale, realizzate tra il V e il I millennio a.C. spesso utilizzate come tombe collettive o luoghi di culto. I monumenti megalitici possono essere diversamente articolati per pianta e alzato, possono essere pietre singole (menhir), raggruppate a formare allineamenti o recinti (cromlech), o costruzioni realizzate con lastre piatte (dolmen) o grandi blocchi squadrati messi in opera con la tecnica a secco (ad esempio i nuraghi sardi).

Le parole dolmen (pietra piatta), cromlech (pietra curva), menhir (pietra lunga) che designano i megaliti più comuni, appartengono alla lingua bretone. In Bretagna infatti i monumenti megalitici sono particolarmente numerosi e vengono così definiti nei resoconti degli studiosi già alla metà del XVII secolo.

I monumenti megalitici costituiscono un tipo di architettura molto semplice. Questa semplicità è il motivo che accomuna monumenti anche molto lontani nel tempo e nello spazio, e che è stata causa, per lungo tempo, della convinzione che i megaliti costituissero un fenomeno unitario, la cui comparsa nelle singole aree fosse da ricollegare direttamente alla “colonizzazione” da parte di un “popolo dei megaliti” che proveniva dalla Grecia micenea. Solo a partire dal 1960, con la scoperta del metodo del carbonio 14 (metodo di datazione scientifica), si comprese che pur trattandosi di architetture molto simili, i megaliti erano frutto di società molto diverse le une dalle altre e i loro significati andavano cercati, caso per caso, regione per regione, in una realtà varia e complessa.

Risulta difficile trovare una spiegazione globale al fenomeno del megalitismo. È solo possibile enunciare alcune linee di tendenza che sembrano comuni a tutte le aree in cui appare questo fenomeno:

  1. La comparsa dei megaliti è collegata all’introduzione dell’agricoltura: non ci sono, infatti, strutture megalitiche in società in cui non si praticava l’agricoltura.
  2. Considerando le numerose ore di lavoro che venivano impiegate per la loro costruzione, potrebbero avere la funzione di “elemento di coesione sociale” e rappresentare un luogo di riferimento per il gruppo. Inoltre, il territorio in cui queste società vivevano e si procuravano il cibo era di primaria importanza, specialmente in situazioni in cui esso era sovraffollato.
  3. I monumenti megalitici avrebbero avuto anche la funzione di “marcatori territoriali”.
  4. Un altro fattore importante è il cambiamento del rituale funerario: da sepoltura individuale a sepoltura collettiva. Dopo il 3000 a.C. assieme alla comparsa della metallurgia e ad una articolazione dell’assetto sociale, le tombe monumentali vengono riservate a personaggi eminenti, accompagnati da ricchi corredi funerari.

I dolmen in Puglia.

In Puglia i dolmen, grandi tombe monumentali con sepolture a carattere collettivo, sono diffusi e numerosi e databili ai secoli centrali del II millennio a.C. In contemporanea si diffonde l’uso di seppellire i defunti in ambienti ipogeici, deponendo a corredo oltre al vasellame armi in bronzo e oggetti preziosi d’ornamento. Esemplare è il caso degli ipogei di Trinitapoli a Nord dell’Ofanto.
Riconosciuti ed inventariati già a partire dal secolo scorso, questi monumenti sono oggi molto meno numerosi rispetto agli inizi del ‘900.
Essi appaiono localizzati soprattutto nella fascia costiera del barese, nei territori delle Murge tra Bari e Taranto, e nella penisola Salentina, del tutto isolato rimane invece il dolmen di Molinella sul Gargano.
La tipologia dei monumenti è abbastanza varia: dai dolmen a galleria dell’entroterra di Bari e Taranto, realizzati con grandi lastre e talora suddivisioni interne della camera, si passa alle piccole strutture rettangolari o poligonali del Salento, per le quali sono stati utilizzati sia blocchi che lastre.
A questi due gruppi principali si possono aggiungere le cosiddette “piccole specchie”, tumuli di terra e pietre che contengono una o due strutture dolmeniche.
Alcuni dei grandi dolmen del barese sono del tipo a galleria, talora con partizioni interne, come Albarosa (Bisceglie) e Giovinazzo, quest’ultimo il più complesso e grandioso. Erano considerati, fino a qualche anno fa, monumenti isolati a cui facevano riferimento più comunità, anche distanti, distribuite sul territorio. Le ricerche più recenti nella bassa murgia la loro ubicazione in luoghi di particolare rilevanza ambientale e strategica non lontani da abitati con i quali erano in stretta relazione. Benché i corredi funerari siano attestati solo da poche tracce (vasi, armi, ornamenti spesso in frammenti), si può comunque dedurre che la sepoltura fosse destinata a gruppi privilegiati. I dolmen quindi rappresentavano uno dei luoghi di identificazione sociale e religiosa delle comunità dell’età del Bronzo. Anche la costruzione dei dolmen, frutto di lavoro collettivo e organizzato, può indicare l’esistenza di gruppi in competizione tra loro.